Tipo: mercantile
Nazionalità: italiana
Anno di costruzione: 1904
Cantiere: Northumberland Shipbuilding Co.di Newcastle-upon-Tyne
Compagnia di navigazione: Ilva, Alti Forni e Acciaierie d'Italia S.A.
di Genova
Lunghezza: 103,75 metri
Larghezza: 14,63 metri
Stazza lorda: 3.486 tonnellate
Stazza netta: 2.220 tonnellate
Eliche: 1
Caldaie: 2
Velocità crociera: 9 nodi
Data affondamento: 27 luglio1917
Rotta: da Genova a La Spezia
Causa affondamento: silurata da sommergibile tedesco o austriaco
Impatto siluro: lato sinistro della prua
Tempo affondamento: circa 8 ore
Deceduti: 1
Carico trasportato: cannoni e altro materiale bellico
Profondità minima: 45 metri
Profondità massima: 61 metri
La nave
Costruita nel 1904 in Inghilterra, la nave da carico Genova aveva una
delle tipiche forme delle navi mercantili dell'epoca, ovvero, prua dritta
e verticale, castello centrale con un unico fumaiolo, due stive anteriori
e due posteriori, servite da alberi e bighi da carico autonomi. La propulsione
era affidata a un unico motore alimentato a vapore, prodotto da due
caldaie del tipo "a grandi volumi d'acqua".
Dinamica dell'affondamento
In navigazione da Genova a La Spezia con un prezioso carico di cannoni
e altro materiale bellico di notevole valore, la nave venne silurata
sul lato sinistro, in prossimità della prua, da un sommergibile
austriaco o tedesco, che si trovava verosimilmente appostato nel golfo
del Tigullio. Il comandante puntò deciso verso riva, cercando
di salvare nave, carico ed equipaggio, accostando al castello di Paraggi.
Ben presto, stante la bella giornata estiva, la nave venne circondata
da numerose barche a remi e a vela, accorse da Portofino e da S.Margherita,
che provvidero a trarre in salvo l'equipaggio. Ma la nave, pur imbarcando
acqua e appruandosi sempre più, stentava ad affondare. Una rara
foto d'epoca la ritrae davanti al castello di Paraggi con buona parte
dello scafo ormai sommersa e fumaiolo, albero da carico poppiero con
relativi bighi e la poppa fuori dall'acqua. L'agonia della nave durò ben 8 ore, senza che nessuno si prendesse la briga di rimorchiarla nel
vicino porto di S.Margherita, dove il carico avrebbe potuto essere recuperato
facilmente.
Poi avvenne qualcosa di strano e quasi inspiegabile. La nave sparì
sott'acqua, ma non si posò sul fondo della baia di Paraggi, bensì
scivolò per circa mezzo miglio verso il largo, posandosi infine
in assetto di navigazione sul fondale fangoso e pianeggiante di 60 metri,
dove la possiamo visitare oggi. L'affondamento ebbe anche uno strascico
giudiziario, in quanto si volle indagare su cause e responsabilità del mancato traino a S.Margherita.
A cavallo tra le due guerre il carico venne recuperato da una ditta
di recuperi, causando, pare, la morte di un palombaro.
L'immersione
L'immersione sul Genova è impegnativa, non soltanto a causa
della profondità (da 45m a 61 m), ma soprattutto a causa della
natura fangosa del fondale, che può ridurre la visibilità
a ben poca cosa, specie nei mesi invernali e primaverili. La notevole
presenza di reti, lenze, cime di ogni tipo, ne fanno in condizione di
scarsa visibilità una "ragnatela" molto pericolosa.
Con l'acqua limpida l'immersione è invece eccezionale, indimenticabile.
Ma comunque fonda e riservata pertanto ai subacquei tecnici muniti di
idoneo brevetto (Technical Deep Air 61 m) o superiore. La lunghezza
della nave non ne consente l'esplorazione completa in una sola immersione,
e ne occorrono almeno 3 o 4 per averne una visione accettabile e moltissime
per conoscerla davvero bene.
Immersione N.1 - La prua e la metà anteriore dello scafo
Un classico, quando l'acqua è abbastanza limpida. Si scende
a centro nave, dove troneggia il moncone del fumaiolo, sempre più
danneggiato anno dopo anno. E' la zona meno fonda del relitto, sui 45
metri. Puntando verso prua si sorvola il castello centrale e si arriva
ai resti degli alloggi che si trovavano sotto la plancia, dove sulla
destra si nota ancora una vasca da bagno. Sui due lati vi sono i resti
malridotti delle alette di plancia, con grovigli di reti e lenze e muri
di rosei Anthias. Due belle scalette conducono in coperta (52 m circa).
Si sorvola la stiva N.2, poi la N.1, piene di fango e comunque vuote,
dopo che il carico è stato recuperato. Il castello di prua è
più alto di un paio di metri rispetto al ponte di coperta e permette
la visita ai due piccoli ripostigli posti alle estremità laterali.
Il castello di prua troneggia come una piazza d'armi protesa sul vuoto,
circondato dalla sua battagliola. Ci sono i resti dell'argano, alcune
bitte. E si arriva alla prua estrema, che precipita dritta e verticale
fino al fondo, che qui tocca i 61metri. Gli occhi di cubia sono vuoti,
privi delle ancore. Sulla fiancata sinistra, spostandosi appena verso
poppa, ci si imbatte nella grande falla prodotta dal siluro, che ha
aperto lo scafo per un buon tratto e permette di vedere, nelle buone
giornate, il blu dell'acqua sopra le stive, attraverso lo squarcio.
Immersione N.2 - La zona poppiera
Scendendo sempre in corrispondenza del fumaiolo e puntando verso terra
anziché verso il largo, ci si dirige verso poppa. La nave è
simmetrica, ovvero ha due stive anteriori e due posteriori e talvolta
può essere difficile orientarsi se non si conosce bene il relitto
e occorre affidarsi a una bussola. Le due stive posteriori sono scoperchiate
e vuote e in mezzo sorgono due possenti alberi che sorreggevano i bighi
di carico. Proseguendo verso poppa si arriva al castello poppiero, sopraelevato,
dove si aprono alcuni locali abbastanza interessanti da visitare, ma
solo per esperti e con acqua davvero limpida in quanto il fondo è
ricoperto da uno spesso strato di fango che si innalza in sospensione
alla minima pinneggiata maldestra, riducendo la visibilità a
zero. La macchina del timone è davvero interessante, con il suo
antiquato sistema di trasmissione a bozzelli e catena, che scorre in
coperta per un buon tratto. Una piccola stivetta si apre in mezzo al
castello, davanti a un piccolo gabbiotto sfondato. Se l'acqua è
limpida, si scavalca la battagliola e si osserva la poppa dall'alto,
stando in acqua libera: una vista davvero emozionante. Molta attenzione
a scendere verso l'elica. Ci sono infatti pericolose reti su entrambi
i lati e spesso la visibilità è molto ridotta o addirittura
nulla sul fondo. L'elica è ancora al suo posto, sprofondata nel
fango fin'oltre il mozzo, con un'unica pala che svetta verso l'alto
(60 m). Gigantesco il timone, interamente ricoperto di ostriche, come
tutta la poppa e buona parte delle fiancate.
Immersione N.3 - Le caldaie
Anche nelle giornate dei acqua limpida questa zona della nave è
spesso avvolta nella nebbia. Qualche rara volta l'acqua è ferma
e limpida. Si può allora scivolare nella pancia della nave, dietro
il castello, dove un enorme squarcio sul lato sinistro della coperta
permette un facile accesso. Si arriva così alle gigantesche caldaie,
dell'antiquato tipo detto "a grandi volumi d'acqua" Le fornaci
si trovano sul lato opposto e bisogna entrare davanti al fumaiolo, dove
è ancora più torbido. Roba da espertissimi, ma che gronghi!
Cosa vive sul Genova
Nei tanti anni di esplorazioni abbiamo visto: muri di Anthias anthias
(castagnole rosse), gadelle (Gadella maraldi), musdee (Phycis phycis),
una sola cernia, giganteschi capponi (Scorpaena scrofa), menole, boghe,
palamite, perchie, triglie, labridi, tanute, saraghi, occhiate, rari
dentici, pesci luna, aragoste.
Da segnalare gli anemoni gioiello (Corynactis viridis), bei cerianti,
molti nudibranchi e qualche colonia di Eunicella verrucosa, oltre a
tonnellate di ostriche.